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Bambini gender creative: e se il sesso assegnato alla nascita non dicesse davvero chi è tuә figliә?

03-10-2023 15:51

Catania Family Lab

Mondo genitori, Family News, bambini gender creative,

Bambini gender creative: e se il sesso assegnato alla nascita non dicesse davvero chi è tuә figliә?

Una mamma condivide il toccante viaggio con il figlio 'gender creative'. Scopri come sostenerli nell'espressione della loro vera identità.

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“Mamma io non sono femmina, sono maschio”. Come reagiresti e cosa faresti se tuә figliә piangendo ti dicesse così?
Ti racconto la mia esperienza da mamma - ancora in erba - di una creatura gender creative.

 

 

“Mamma sono un maschio in un corpo di femmina e questo purtroppo non cambierà mai”.

Quando miә figliә mi ha detto la prima volta queste parole era in lacrime, sconvoltә, triste e arrabbiatә.

Impossibilitatә ad essere felice perché - secondo lәi - è imprigionatә in un corpo che non rispecchia il suo vero essere.

 

Non vi so dire come si dovrebbe reagire in situazioni come questa, vi dirò semplicemente come ho reagito io.

 

L’ho abbracciatә forte e ho risposto: “Insieme riusciremo a trovare una soluzione perché tu puoi e devi essere chi vuoi, sempre”.

Che poi è quello che dico da quando è natә. Da quando ha cominciato a preferire Lego, dinosauri, macchinine e razzi spaziali mentre le sue amiche giocavano con bamboline e vestitini e ricercava il blu e il verde invece del fucsia imperante. 

 

O quando mi ha detto di voler giocare a calcio invece che fare danza come le sue compagne di classe. O come quando ha scelto il rugby mentre le mamme delle sue compagne: “Mia figlia non potrebbe mai! Troppo pericoloso e violento”. 

Ho sempre pensato di avere semplicemente una figlia libera da schemi e pregiudizi. 

 

Ma “Mamma sono un maschio in un corpo di femmina” è un’altra cosa.

 

Molto più profonda.

 

E non può derivare da nessun tipo di condizionamento sociale. Perchè - ancora non ve l’ho detto - ma miә figliә ha solo 8 anni.

 

Li sento già i vostri pensieri: “Come può essere in grado di scegliere una cosa del genere così piccolә? NON PUÒ decidere CHI vuole essere a quest’età. Non è abbastanza maturә. Non sa cosa vuol dire. Ha una vagina. È femmina. Punto”.

 

Quello che so è che ognunә di noi merita di essere felice. Ognuno di noi, a qualsiasi età, merita di essere liberә e di essere la persona che ci fa stare bene. Qualunque cosa questo voglia dire. 

 

E quindi eccoci qui, in questo turbinio di emozioni e desideri. In queste giornate che sono sempre più simili ad un giro sulle montagne russe.

Un giorno è super felice: del suo nome di elezione (al maschile), del suo abbigliamento (acquistato da poco nel reparto bambino per rimpinguare un guardaroba che non lә rispecchiava più), delle sue giornate.

Un attimo dopo la tristezza infinita torna: tutta colpa di una battuta infelice da parte di chi - inconsapevole - magari ha ben pensato di dire “Ma mica sei un maschio che ti vesti/comporti/pettini così!” oppure “Non sono cose da femminucce queste!”.

 

Ed ecco spegnersi la luce e riaffiorare la tristezza.

 

Ma ci sono anche quelle giornate di ritorno al femminile: giornate in cui scaviamo dentro l’armadio alla ricerca della gonna o del vestitino superstite al decluttering di genere.

Per poi tornare a casa e riporlo nell’armadio dicendo: “Bene, adesso posso tornare ad essere me stessә”.

 

Una maschera. Questo indossa periodicamente. O almeno questa è la mia sensazione osservandolә e ascoltandolә.

E io non so che fare, oltre che questo. Oltre che stargli accanto, accogliere le sue emozioni, aiutarlә a “portarle” e a “lasciarle andare”, oltre che provare a preparare il terreno.

 

Con papà è più difficile: che la sua principessina voglia essere un maschio non è stato facile da capire e digerire. A casa alterna il nome di battesimo a quello di elezione e quando lui è in circolazione durante lo shopping uno sguardo al reparto femminile c’è sempre.

In classe, invece, per adesso non abbiamo molta scelta. Non sappiamo se siamo pronti per una carriera alias.

 

Da poco lo abbiamo invece detto ai nonni (solo a quelli “smart”, perchè “gli altri non capirebbero”) mentre in squadra, al rugby, si fa già chiamare con il nome d’elezione: abbiamo degli allenatori meravigliosi e un ambiente accogliente, incluse le famiglie che ci conoscevano già.

Presto inizierà gli scout e mi ha già chiesto di parlare con i capi: vuole essere se stesso ed evitare di doversi “dichiarare” in corso d’opera. Così inizierà da maschio questa nuova avventura e questa nuova strada da percorrere.

 

A tratti sembra più serenә, altre volte meno.

La sera i pensieri si affollano sempre e addormentarsi è difficile. “Mi sento sbagliato mamma. Perché solo io sono così?”.

“Non sei sbagliatә. Tu sei tu. Ognuno di noi è diverso, speciale, unico. Ognuno merita di essere se stesso”, rispondo io. Non so se è una risposta “giusta”, non so se è comprensibile per una creatura di 8 anni.

Ma l’altra sera se l’è ripetuto da solә: “Io sono chi voglio e sarò chi voglio essere”, come un mantra prima di addormentarsi.

 

Io degli “altri come lәi” e altre famiglie come noi, comunque, li ho cercati. E li ho trovati.

Mi sono iscritta ad un’associazione, si chiama Genderlens, ed è un’associazione composta da genitori di bambinә gender creative, giovani persone trans e loro alleatә. Qui anche io ho trovato sostegno e ascolto.

 

Inizialmente anch’io mi sono sentita spaesata ovviamente! Ma grazie alle famiglie di Genderlens ho capito che è tutto ok: miә figliә sta solo affermando la sua identità e il mio compito sarà quello di accompagnarlә, proteggerlә se necessario e garantire che possa esprimersi liberamente.

La società sta cambiando e il mondo sembra più predisposto ad accogliere i nostri figliә, chiunque si sentano di essere. 

Il percorso forse sarà fatto anche di visite mediche, consulti psicologici, ormoni. Ma non è detto e non è questo di cui voglio parlarti adesso. Quello verrà dopo, forse. Non è neanche detto.
Ma in ogni caso sarà un’ulteriore risposta, una risposta secondaria all’aver individuato non un “problema”, ma una “condizione d’essere”.

I nostri figlә non hanno nessun problema da risolvere, nessuna malattia (neanche psicologica) da curare. Sono semplicemente loro stessә. E meritano di essere felici, senza paura del giudizio degli altri o di dover corrispondere a chissà quale canone fisico e sociale.

 

Non sto dicendo che è semplice, che tutto si risolve con uno schiocco di dita, sia chiaro. Voglio solo dirti che tutto dipende da come noi genitori, per primi, approcciamo il loro essere quello che sono: creature meravigliose.

 

Il centro di questo racconto non sono io, ma vorrei concludere dicendo che se ti trovi anche tu in questo turbinio di emozioni, sappi che non sei solә: ci sono altrә figlә, altre madri, altri padri.

 

Se hai bisogno di confrontarti, di parlare con qualcunә, di capirne di più, io ci sono.

Ho tutte le risposte? Assolutamente no.

Il nostro viaggio è appena iniziato ma chissà, forse potremmo percorrerlo insieme. Forse le nostre creature non sono poi degli unicorni!

 

 

Se vuoi contattare la mamma che ha condiviso con noi questa sua esperienza puoi scrivere a cataniafamilylab@gmail.com Oggetto: “Mamma sono imprigionato in un corpo che non è il mio”

 

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