Il sonno dei bambini è uno degli aspetti che può mettere in crisi i neogenitori.
Capire come funziona potrebbe aiutare a gestire meglio la situazione.

I bambini, ma soprattutto i neonati dormono molto, perché proprio il sonno è fondamentale e necessario al loro sviluppo al pari del nutrimento.
È quindi importante rispettarne i ritmi e conoscerne le caratteristiche, per aiutare i nostri piccoli a gestirlo in maniera autonoma e soddisfacente.
Spesso si crede, erroneamente, che il sonno del bambino sia simile a quello dell’adulto. Il sonno, infatti, è un fenomeno complesso, che si evolve e si modifica durante la crescita.
Nei primi mesi di vita si trascorre circa il 70-80% del tempo dormendo: le ore di sonno per il neonato sono circa 15-20 ore al giorno, mentre ad un giovane adulto ne bastano 7-8 e 5-6 ore per gli anziani.
I neonati e i bambini, in generale, dormono di più perché il sonno influisce sulla loro crescita, in particolare favorendo lo sviluppo cerebrale soprattutto nella fase REM, ossia nella fase dove il sonno è più leggero ed è favorita l’attività celebrale che porta ad elaborare i sogni.
Durante questa fase si consolida anche la memoria e tutto ciò che il piccolo apprende durante il giorno, viene stimolata la secrezione dell’ormone della crescita e si rafforza il sistema immunitario.
Cosi come a noi adulti capita spesso di svegliarci durante la notte tra un ciclo di sonno e l’altro anche ai neonati e ai bambini accade la stessa cosa, ma con maggior frequenza avendo cicli di sonno più brevi.
L’unica differenza tra adulti e neonati o bambini è data dal fatto che, i nostri piccoli, non sono abituati a riaddormentarsi da soli e quindi richiamano l’adulto per essere aiutati nel farlo.
Ci sono fasi della vita di un neonato o di un bambino fino ai 5 anni, in cui, questi risvegli e la richiesta di conforto da parte del genitore, aumentano verosimilmente.
In questo caso si parla di sleep regression, un fenomeno che si verifica nei seguenti momenti:
- Aumento dell’autonomia (quando ad esempio il bambino inizia a gattonare o a camminare) e scatti nello sviluppo psicomotorio
- Ansia da separazione (intorno ai 18-24 mesi)
- Primi dentini
- Inserimento al nido o all’asilo
- Arrivo di fratellini o sorelline
- Ripresa lavorativa della mamma
- Tensioni familiari
- Cambiamento di routine familiari
Perchè il bambino si sveglia spesso?
Molti genitori si chiedono da dove derivi la fatica ad addormentarsi nei bambini.
L’insicurezza, la percezione o il timore di un pericolo bloccano il sonno, perché tutelare la sopravvivenza è il primo obiettivo della natura e in questo caso essere svegli e vigili fa la differenza.
Soprattutto per i bambini molto piccoli, tra gli 1 e i 3 anni, essere separati dalla mamma genera un’intrattenibile e intensa sensazione di ansia, determinata biologicamente e presente anche in altri animali, denominata ansia da separazione.
Addormentarsi significa anche separarsi dagli adulti e affrontare da soli qualcosa di sconosciuto: è un apprendimento che avviene gradualmente ed è favorito dal sostegno affettivo dei genitori.
Quando si regolarizza il sonno del neonato?
Possiamo comprendere quanto sia importante lasciar dormire il neonato per tutto il tempo che gli è necessario, cosicché impari a gestire autonomamente i propri ritmi.
Naturalmente, ci sono circostanze, in cui il piccolo deve essere svegliato, ad esempio se passano molte ore tra una poppata e l’altra, ma in ogni caso è importante che ciò avvenga possibilmente nelle fasi di sonno leggero, per evitare di irritarlo e innervosirlo.
Il sonno del bambino richiede tempo per autoregolarsi, quindi, cari genitori, accettiamo che nei primi mesi di vita possano svegliarci tante volte durante la notte e che di giorno e che non sempre vogliano dormire.
Come possiamo favorire l'addormentamento?

Sicuramente i genitori possono fare la loro parte e aiutare il piccolo a regolarizzare il sonno.
Creiamo un rituale serale che lo accompagni alla nanna. Leggere o raccontare una favola ai bimbi più grandi, cantare una ninna nanna, accarezzare la schiena, la testa o la zona della fronte e del naso sono azioni che posso aiutare a fare rilassare e addormentare i bambini che nel contempo si sentiranno protetti e coccolati dalla mamma o da chi fa le sue veci non percependo il sonno come un momento di distacco o abbandono dalla figura di accudimento.
Non aspettiamo che sia esausto per metterlo a letto. Un bambino molto stanco è più irritabile e nervoso e quindi più difficile da far addormentare. È quindi preferibile evitare giochi troppo turbolenti o eccitanti nelle due ore che precedono il sonno.
Cerchiamo di metterli a nanna dove dovranno passare la notte. Spesso i bambini vengono fatti addormentare sul divano o nel lettone e poi spostati nel loro lettino, e questo può confonderli: svegliandosi di notte in un luogo diverso da quello in cui si sono addormentati, potrebbero sentirsi spaventati e spaesati, e tutto ciò renderà più difficile riaddormentarsi.
Non dimentichiamo che i problemi del sonno, a ogni età, ci dicono spesso che il bambino sta affrontando difficoltà durante il giorno. Osserviamolo nella quotidianità e trascorriamo del tempo con lui. Sarebbe utile prestate attenzione alle sue nuove conquiste e a come gestisce i momenti più difficili come le separazioni, i cambiamenti di routine o di ambiente, le nuove regole. Potrebbe aver bisogno di maggiore vicinanza e di ascolto; ad alcuni bambini, in particolari fasi della crescita, serve più aiuto che in altre.
Intorno ai 3-4 anni può manifestarsi anche la paura del buio e di ciò che potrebbe accadere quando la luce verrà spenta.
A questa età i bambini vivono in un mondo fantastico e immaginario che non sempre riescono a controllare. Potete proporre di trovare insieme qualcosa che gli stia accanto durante il sonno, oppure tenere un piccola luce accesa nella stanza che lo conforti.
Gradualmente la sicurezza del bambino e il senso di controllo aumenteranno e, con l’acquisizione di una maggiore indipendenza, il piccolo comincerà a creare i propri rituali personali che lo faranno sentire protetto senza dover coinvolgere altre persone.
Può capitare che, malgrado i genitori ce la mettano tutta per comprendere e aiutare il proprio piccolo a dormire serenamente, a vincere o convivere con le proprie paure, questo non accade.
Sarebbe opportuno, allora, chiedere aiuto ad un professionista, uno psicologo infantile è la scelta decisamente più appropriata, e provare insieme ad esaminare e trovare la causa più profonda che impedisce al bimbo di riposare bene.
I disturbi del sonno nel bambino.
Quando parliamo di “disturbi del sonno” facciamo riferimento a condizioni che generalmente si verificano nei bambini dai 2 anni in su. Questi sono i pavor nocturnus (terrori notturni), che compaiono dopo i 2 anni possono manifestarsi fino a circa 6 anni, e i più comuni incubi.
I primi si presentano nelle prime ore del sonno e hanno una durata che varia da uno a 15 minuti: il bimbo appare agitato, spaventato, può parlare in modo confuso, piangere, e tutto ciò può essere accompagnato da tachicardia, sudorazione, dilatazione delle pupille, aumento del tono muscolare.
Gli incubi invece si associano notoriamente a sogni dal contenuto pauroso o angosciante e si presentano nelle ultime ore della notte, in corrispondenza del sonno REM. La sostanziale differenza tra i due è che, mentre del pavor nocturnus non viene ricordato il contenuto, l’incubo viene più facilmente richiamato alla memoria, forse proprio perché si presenta in una fase del sonno più leggera.