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Tappe del linguaggio: quando rivolgersi al logopedista?

11-10-2020 12:22

Laura Fonte

Mondo genitori, I professionisti,

Tappe del linguaggio: quando rivolgersi al logopedista?

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Carissimi genitori,



Vi scrivo oggi, per rispondere alla domanda che più frequentemente mi avete posto:



È necessario fare una premessa in modo da chiarirci un po’ le idee.



I bambini secondo lo sviluppo fisiologico del linguaggio, attraversano delle fasi che vi illustrerò una per una; ovviamente non dobbiamo essere eccessivamente fiscali sulle date ma considerarle rifermenti di massima, poichè ogni bimbo è un caso a sè stante. Le tabelle servono come indicatori creati sulla base di statistiche internazionali e sulle quali incidono molte variabili, non sono assolute ma vanno tenute in considerazione per sapere come muoversi e se è il caso di prendere provvedimenti o modificare il proprio modo di agire.


1. INTENZIONALITÁ COMUNICATIVA


La capacità di comunicare dei bambini va indagata sin da subito, poichè accorgersi precocemente di una difficoltà su questo versante può essere utilissimo nel fare una diagnosi precoce di disturbi del neurosviluppo, che se ben gestiti da famiglia e terapisti possono rientrare o nella peggiore delle ipotesi migliorare molto grazie ad una immediata riabilitazione, sino a modificarsi al punto da avere una diagnosi meno severa.



PIANTO
Il neonato deve piangere ogni volta che vuole esprimere un disagio (sia fame, sonno, caldo, freddo, noia, dolore, paura, sovraeccitazione). Con il tempo e lo sviluppo del linguaggio ricorrerà al pianto molto meno, sino a quando dopo i 2 anni saprà addirittura esprimere a parole il suo malessere o le proprie esigenze.



SGUARDO
Sin dai 3 mesi il bambino dovrebbe essere in grado di coordinare lo sguardo in modo da guardare il viso di coloro che lo accudiscono, producendo anche sorrisi o espressioni facciali di paura o di fastidio, il contatto oculare si evolverà da questo momento nel tempo diventando sempre più accurato, importantissima sarà la capacità di triangolazione dello sguardo intorno ai 9 mesi. Si intende la capacità di mostrare con gli occhi all’interlocutore ciò a cui si riferisce passando con lo sguardo dalla persona all’oggetto e viceversa, la mancanza di questa competenza potrebbe essere indice di difficoltà da tenere sotto controllo;



IMITAZIONE
La capacità di imitare l’adulto è fondamentale per l’apprendimento del bambino e ciò non avrà fine per il resto della vita, anche gli adulti imparano osservando e imitando. Nei primi mesi saprà imitare le espressioni del viso, intorno ai 9 mesi gli atteggiamenti, verso l’anno saranno i gesti e il movimenti che servono per il linguaggio, per questo è fondamentale farsi guardare in viso mentre parliamo con loro, abbassandoci alla loro altezza o alzando loro alla nostra, evitiamo di parlare coi bimbi di spalle o mentre compiamo altre azioni (come per esempio guardare il telefonino o la tv).



GESTI DEITTICI
Sono dare cioè porgere e lasciare un oggetto a qualcuno, mostrare cioè far vedere e sollevare un oggetto verso qualcuno e indicare con l’indice, (attenzione a non confondere con questo il fatto che il bambino vi prenda la mano per raggiungere l’oggetto attraverso voi), attenzione, le mancanze di queste competenze sono da monitorare.



GESTI REFERENZIALI
Intorno ai 12 mesi comincerà a salutare con la manina a fare no scuotendo la testa o si annuendo.



GIOCO SIMBOLICO
Tra i 12 e i 14 mesi il bambino comincerà fare il gioco di rappresentazione con gli oggetti, precursore di questo però sarà la capacità di usare gli oggetti in modo appropriato (il pettine per pettinarsi, il cucchiaio per mangiare, il bicchiere per bere...), a circa 18 mesi saprà fare il gioco del “far finta” con gli oggetti (usa una banana come fosse un telefono, un bastoncino come fosse una spazzola...) successivamente, verso i 24 mesi, saprà estendere il gioco anche ad altre persone o oggetti ( giocherà ad imboccare la bambola o la mamma, farà i capelli al cane...)


2. SVILUPPO FONOLOGICO E LESSICALE


COOING SOUND
Detto anche cinguettio, intorno ai 2 mesi il piccolo produrrà dei versetti con la gola che sembrano gorgheggi, questo sarà precursore della lallazione.



LALLAZIONE
Semplice dagli 8 mesi ai 10, incomincia la produzione di sillabe semplici come "pa", "ma", "ba" ripetute più volte (è il bellissimo momento in cui sentiamo la parolina “MAMMA” o “PAPA”) tra i 10 mesi e l’anno la lallazione sarà variegata cioè le sillabe saranno composte da consonanti e vocali diverse.



PRIME PAROLE
Verso l’anno d’età i bambini cominciano a produrre le prime paroline di senso compiuto, all’inizio solo i familiari più vicini saranno in grado di comprenderle, man mano poi acquisiranno nuove parole e diverranno più comprensibili.



ESPLOSIONE DEL VOCABOLARIO
Tra i 18 e i 24 mesi i bambini acquisiscono moltissime parole nuove, sono in grado di produrne oltre 50 parole (compresi i versi degli animali e le onomatopee) da questo momento il vocabolario del bambini andrà sempre ad aumentare.


3. SVILUPPO MORFOSINTATTICO


PAROLINE SEMPLICI
Sino a circa 24 - 30 mesi il bambino si esprimerà usando una sola parola



DUE PAROLE
Dai 2 anni e mezzo circa sino ai 3 anni il piccolo comincerà a usare due paroline per esprimere i concetti (“mamma acua” “cane bau” “papà via”).



TRE PAROLE
Dai 3 anni in poi la frase diverrà sempre più complessa e inizierà a usare i verbi con consapevolezza inserendo pian piano anche gli articoli e le preposizioni, verso i 3 anni e mezzo dovrebbe sapersi esprimere in modo chiaro sia dal punto di vista fonologico (cioè produzione di parole articolate in modo corretto, tranne per alcuni suoni più complessi come la R che spesso non è presente sino ai 5- 6 anni) sia dal punto di vista dell’organizzazione delle parole.



FRASI COMPLETE
A 5 anni deve essere in grado di costruire frasi complete e complesse, coordinandole tra di loro, il DISCORSO deve essere comprensibile a chiunque lo ascolti.


4. SVILUPPO PRAGMATICO


La capacità di capire i significati più complessi del linguaggio e saperli utilizzare, è una competenza molto importante perchè rende l’essere umano in grado di adattarsi all’ambiente in cui vive: scherzi, metafore, motti di spirito, indovinelli, battute, ironia, sarcasmo sono tutti elementi che permettono di capire quello che del linguaggio non è esplicito e letterale, l’assenza di questa competenza oltre una certa età è spesso sintomo di una difficoltà legata al neurosviluppo.



Questo schema di massima potrà esservi utile per capire se il vostro bambino sta crescendo in modo fisiologico oppure è un pochino indietro e quindi va stimolato un pò di più. Noi consigliamo, qualora ci siano dei dubbi, di rivolgersi al logopedista che saprà dirvi se è il caso di intervenire prendendo in carico il piccolo oppure se bisogna modificare l’approccio pedagogico per diventare più stimolanti nei confronti del bambino. La logopedia è una riabilitazione non invasiva e i bambini vanno volentieri a fare terapia, perchè usando il gioco come strumento di riabilitazione i bambini si divertono molto. Non esitate quindi a rivolgervi ai tecnici per avere una valutazione o semplicemente un consiglio su cosa fare.



Pur ricordando che ogni bambino è diverso e ha tempi di maturazione diversi, dobbiamo comunque tenere in considerazione il fatto che un bimbo che non sa comunicare bene si troverà in difficoltà nel suo ambiente sociale (scuola, parco giochi...) e questo lo renderà frustrato e infelice, da ciò potrebbe scaturire la sensazione di solitudine (che può portare all’isolamento) o di rabbia (che può portare all’aggressività autodiretta o eterodiretta) determinando poi disturbi di tipo comportamentale che potrebbero essere evitati.


I CONSIGLI DEL LOGOPEDISTA


1. Quando state insieme ai vostri figli guardateli in viso mentre parlate e fate in modo che loro possano guardare il vostro volto;



2. Non esponete i bambini all’uso delle tecnologie (tv, ipad, pc, telefonini, giochi elettronici...) sino almeno ai 3 anni di vita, dopo potrete farlo con moderazione massimo un’ora al giorno, non 60 minuti consecutivi ma spezzettati nella giornata, MAI durante i pasti o prima di andare a dormire;



3. Rivolgete ai vostri bimbi frasi semplici e corrette, sia come suoni che come grammatica (non parlate loro il “bambinese”) è una lingua diversa dall’italiano e dovranno fare un grande sforzo poi per impare a trovare le corrispondenze tra il loro linguaggio infantile e quello adulto, tanto vale insegnargli da subito le parole corrette;



4. Non sostituitevi ai vostri bambini: aspettate che siano loro a farvi capire cosa vogliono, non anticipateli. Non mettete tutto alla loro portata perché così potranno farvi delle richieste, se possono prendere ciò che desiderano in autonomia non avranno bisogno di rivolgersi a voi per chiederlo;



5. Fate ai bambini domande aperte: "Cosa vuoi?" così dovranno darvi una risposta, se invece userete le domande chiuse come “Vuoi la palla?” la risposta sarà un semplice SI o NO e non sarete abbastanza stimolanti; se il bambino furbescamente userà l’indicazione per spiegarsi meglio, siate furbi e proponete due alternative.



Per esempio:



Il bimbo vuole la palla (magari lì vicino c’è una macchinina) e indica verso la palla voi direte “Vuoi la palla o la macchina?” in modo da spingerlo a dire la parolina;



6. Trascorrete del tempo a parlare con i bambini e a raccontargli storie (se usate i libri non leggeteglieli per come sono scritti perchè sarebbero troppo complessi) ma descrivete le immagini in modo che il bambino possa farlo a sua volta, usate una frase semplice e man mano con il tempo arricchitela di dettagli;



7. Ascoltate i vostri bambini, se sarete sempre voi a parlare durante i giochi i bambini vi ascolteranno ma faranno fatica a prendere l’iniziativa invece potreste fare domande per farvi raccontare voi da loro, se giocate con gli animali potreste chiedere "Chi è?", "Che verso fa?", ovviamente le prime volte sarete stati voi a dare le indicazioni dicendo "guarda il gatto", "miagola", "Miao Miao", "Fa le fusa", "Frr Frr"



Laura Fonte
Logopedista e teatroterapeuta



Riferimenti bibliografici:


  • Stella G. (2000), Sviluppo cognitivo. Ed. Mondadori
  • Caselli M.C, Casadio P. (2007), Il primo vocabolario del bambino. Milano: Ed. FrancoAngeli
  • Sabbadini G.(2001), Manuale di neuropsicologia dell’età evolutiva. Ed. Zanichelli