Sono convinta che se usassimo questa espressione nella vita quotidiana, la maggior parte dei genitori moderni non avrebbe problemi a coglierne rapidamente e correttamente il senso.
Anzi probabilmente molti di loro sarebbero pure prontamente disponibili a contribuire con aneddoti personali.
Sì, perchè, a 2020 appena iniziato, “negare lo smartphone ad un bambino”, senza scatenare reazioni di pianto e rabbia
tali da essere interpretate comunemente come “da drogato”, sembra essere una sfida a cui non si può proprio fuggire se si è genitori.
Ed in fondo si parla così tanto di Dipendenza da Smartphone
(cioè di un uso talmente eccessivo ed incontrollato di tale dispositivo da compromettere gravemente il funzionamento dell’individuo nei diversi contesti della sua vita quotidiana) che basta veramente poco a convincersi che questa sia effettivamente la patologia di cui è afflitto il proprio bambino e che sia dunque assolutamente necessario intervenire in tale direzione.
Eppure quel che tanti esperti dimenticano spesso di dire e di scrivere è che, solitamente, un bambino che si comporta “da drogato” quando gli viene negato lo smartphone, non è realmente un “drogato”.
E’ semplicemente un bambino.
Ed in quanto tale, ha ancora ridotte capacità di regolare le emozioni negative, di posticipare le gratificazioni e di inibire comportamenti inadeguati di fronte a frustrazioni dei propri desideri (come quando gli viene richiesto di rinunciare ad una fonte di stimoli tanto interessanti come, ma non solo, lo smartphone).
Aspettarsi da un bambino reazioni da adulto, e preoccuparsi perchè questa aspettativa non si verifica, risulta dunque decisamente poco rispettoso della sua natura, inutile e ulteriormente frustrante, sia per il bambino che per il genitore.
Con ciò non voglio di certo affermare che sia necessario cedere alle pressioni del proprio bambino e lasciare che lo smartphone diventi col tempo una sua “protesi” (metafora vaga ed impropria usata spesso per mettere in guardia i genitori, che però non aiuta a definire la linea di confine tra uso ed abuso di tale dispositivo).
E soprattutto, con ciò non intendo neanche convincere della totale inesistenza della Dipendenza da Smartphone (almeno ad una certa età): il telefoni “intelligenti”, infatti, sono nelle nostre vite da poco, e, in realtà, c’è ancora tanto da studiare prima di poter affermare qualcosa con assoluta certezza!
Quel che intendo dire, piuttosto, è che è necessario diffondere meno allarmismoingiustificato e più consapevolezza.
Consapevolezza non solo della reale natura dell’ “essere-bambino”, ma anche del fondamentale, ed insostituibile, ruolo educativo che ogni genitore ha il compito di assumere quotidianamente nella propria famiglia: ruolo educativo che deve necessariamente esprimersi anche in quest’ambito, come in tutti gli altri più “tradizionali”, attraverso regole chiare, coerenti, motivate e condivise, oltre che, soprattutto, attraverso l’esempio, il dialogo, il monitoraggio e l’affiancamento.
A tal proposito c’è da sottolineare che spesso, quando si parla di Dipendenza da Smartphone nei bambini, si tende a trascurare che la carenza di esperienza sociale in questo ambito educativo e le esigenze della vita quotidiana portano molti genitori a gettare, inconsapevolmente, le basi di future abitudini disfunzionali che verranno poi, nel tempo, percepite come “Dipendenza”.
Se lo smartphone viene usato abitualmente per “tenere occupato e tranquillo” il bambino (basti pensare a ciò che succede solitamente in pizzeria o in sala d’attesa dal pediatra) non ci si può, infatti, aspettare che egli dimostri qualche minima capacità di autoregolazione nell’uso del dispositivo digitale.
Ciò che ci si può aspettare, piuttosto, è la tendenza a “pretendere” lo smartphone in tutte le occasioni in cui vorrà mantenersi “occupato e tranquillo”.
Quel che intendo dire è dunque che è necessaria consapevolezza, ma anche molta prudenza.
Prudenza nel modo di gestire il rapporto del proprio bambino con lo smartphone (rapporto che, prima o poi, è comunque necessario consentire e regolare per costruire le basi di una sana Educazione Digitale), ma anche prudenza nel modo di interpretare ed etichettare le sue reazioni.
Anche quando si nega al bambino un oggetto o un gioco non digitale ma comunque tanto desiderato, si osservano infatti le stesse identiche reazioni di rabbia e pianto, ma molti sembrano non più farvi caso: lo sguardo adulto, per primo, è ormai così tanto focalizzato sul dispositivo digitale, da perdere di vista il normale processo evolutivo umano.
Prima di parlare di Dipendenza, dunque sì, c'è bisogno di prudenza.
Perchè se è importante riconoscere precocemente i segnali di una problematica più seria, è ancora più importante non etichettare situazioni “normali” come patologiche per evitare, da un lato, di sminuire le Dipendenze vere e, dall’altro, di “creare” disagio, individuale e familiare, dove non c’è.
Un’importante raccomandazione a conclusione di questo approfondimento.
Sono in tanti a parlare di Dipendenza da Smartphone (online si trovano infiniti articoli sull’argomento) ma in caso di dubbio sulla qualità del rapporto del proprio bambino con tale dispositivo digitale è fondamentale, per il suo benessere, scegliere accuratamente a chi rivolgersi: solo i professionisti sanitari (psicologi, psicoterapeuti, neuropsichiatri infantili, pediatri) possono darti informazioni adeguate sulle Dipendenze, di qualsiasi tipologia esse siano.